Vsevolod Bobrov (1922-1979) è un personaggio assolutamente unico e impareggiabile nel panorama sportivo sovietico. È l’unico giocatore di calcio e hockey su ghiaccio nella storia mondiale ad aver partecipato sia alle Olimpiadi invernali che a quelle estive. Nel 1952 fu capitano della squadra di calcio dell’Urss a quelle di Helsinki, prima partecipazione sovietica della storia. Quattro anni dopo vinse l’oro olimpico nell’hockey su ghiaccio a Cortina d’Ampezzo, ancora da capitano. Evgheniy Evtyshenko, uno dei più famosi poeti sovietici, gli dedicò una sua poesia definendolo “Shalyapin del calcio e Gagarin dell’hockey”.
Nel calcio Seva (il diminutivo di Vsevolod) vinse nel dopoguerra quattro scudetti e due Coppe Urss. Con il Cska, che alla epoca si chiamava Cdka, segnò 80 gol in 79 partite. Nella storica tournée inglese della Dinamo Mosca, squadra alla quale fu aggregato per quella trasferta del 1945, segnò sei reti sulle 19 totali. All’Olimpiade 1952 segnò il primo gol sovietico alle Olimpiadi e ne fece ben tre nella memorabile partita contro la Jugoslavia, quando l’Urss che perdeva 1-5 riuscì alla fine a pareggiare.
Nell’hockey su ghiaccio vinse l’Olimpiade di Cortina d’Ampezzo, la prima per lo sport sovietico, più due mondiali e sette titoli sovietici. Giocò 59 partite per l’Urss segnando 89 reti, nel campionato ne segnò 254 gol in 130 partite. Diventò allenatore, e anche con questo ruolo fu protagonista sia con il pallone (Cska) sia con l’hockey (Spartak, con cui vinse il campionato del 1967 proprio contro l’invincibile Cska). Inoltre vinse i mondiali di hockey con l’Urss, dopo quelli come giocatore anche come allenatore, riuscendoci in due edizioni. Nel 1972 c’era lui in panchina nelle storiche sfide contro la selezione della NHL.
Se in campo sportivo fu un’incredibile eccezione, fuori la sua vita fu da film. Nel 1950, allora era un giocatore di hockey, scampò miracolosamente alla morte: non prese per puro caso il volo dove si schiantò la sua squadra. Alcuni episodi della sua infanzia sono da leggenda. Una volta rischiò di annegare, ma venne salvato dal fratello, in un’altra circostanza stava per morire in un incendio, ma a tirarlo fuori dal pericolo questa volta fu la mamma.
All’apice della sua carriera, appassionato com’era di belle donne, fu sorpreso in un momento delicato da un marito geloso e con grado militare da far paura.
Riuscì a scampare alla morte anche in quell’occasione, nonostante il rivale in amore portasse con sé la pistola. Sembrava immortale, Bobrov. Eppure la morte arrivò anche per lui, il primo luglio 1979. Aveva 56 anni. Oggi è sepolto al cimitero di Kuntsevo di Mosca. Spesso nei film russi ambientanti nel novecento sovietico appare il personaggio Seva Bobrov. Il palaghiaccio del Cska e una delle Divisioni della KHL (Kontinental Hockey League) portano il suo nome. Gli hanno dedicato monumenti, navi, monete e francobolli. È uno degli sportivi più gloriosi nella storia dello sport sovietico e russo.
tratto da MOSCA FOOTBALL GUIDE
Redazione
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