Quando il Social media manager del Crotone risponde al tifoso che in un italiano quasi incomprensibile critica Nicola, vince uno scudetto. Ma non vince lo scudetto perché sottolinea una deficienza, o meglio ancora una difficoltà nello scrivere in corretto italiano da parte dell’utente, ma vince perché ci fa ricordare il calcio che piace a tutti, il calcio di cui tutti parlano con ardore ma poi nessuno vuole rivivere. Mi spiego: il calcio da quando è diventato fenomeno di massa fino agli anni ’90 è stato lo sport delle classi popolari, quindi delle persone che non sapevano parlare e scrivere in perfetto italiano. E quel calcio viveva nei luoghi di aggregazione più semplici, bar, bus, oratori, scuole, fabbriche. Lì si poteva discorrere di calcio come si voleva con la persona vicina. Oggi il calcio è ancora uno sport popolare, che piace alle persone che non sanno parlare e scrivere perfettamente in italiano. Ma a differenza di prima tutti vogliono esprimere la propria opinione non alle persone vicine ma direttamente a coloro che sono coinvolti, come alla società Crotone nel caso specifico, perdendo da una parte il gusto della distanza che crea magia e dall’altra il gusto dello scambio fisico che crea comunanza e condivisione. Oggi i webeti vogliono per forza avere la cosiddetta voce in capitolo direttamente con chi gioca, lavora, pensa, crea e realizza, senza il filtro più interessante, che è quello della conoscenza e della competenza prima dell’opinione. Così andrà a finire che anche una voce interessante non sarà ascoltata.
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SocialAddicted #4 Lo scudetto del Crotone, il calcio piace a tutti (Jvan Sica)
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Nato a Salerno (1980) è uno scrittore con il desiderio di portare la letteratura sportiva sugli scaffali migliori delle librerie. Ha scritto “L’Europa nel pallone. Stili, riti e tradizioni del calcio europeo”, “Una stella cometa. Biografia di Andrea Fortunato”, “Italia, 1982”. Con Edizioni inContropiede ha pubblicato "ARRIGO. La Storia, l’idea, il consenso, la fiamma". E' uno degli autori di "Le Olimpiadi del 1936", spettacolo teatrale portato in scena da Federico Buffa.