14 marzo 1989
Telefonata tra Sacchi e Giovani Agnelli
Milano (Italia)
“Pronto, signor Sacchi?”.
“Sì, sono io chi è?”.
“Buongiorno, sono la segretaria dell’Avvocato Agnelli. L’Avvocato vorrebbe parlarle, è possibile?”.
“Adesso?”.
“Sì, adesso”.
“Ok, grazie”.
“Attenda in linea”.
“Pronto Sacchi”.
“Pronto Avvocato buongiorno, è un onore per me sentirla”.
“La disturbo?”.
“No, anzi è un piacere. Avrei voluto salutarla domenica, prima della partita”.
“Ero a Saint Moritz per il mio compleanno”.
“Ah vero, tanti auguri di vero cuore”.
“La ringrazio Sacchi. Come ha visto la Juve domenica?”.
“Guardi Avvocato, qualcosa di buono c’è nonostante il risultato”.
“Nonostante il gioco, caro Sacchi, la sua squadra ci ha annientato.
Non avevo mai visto una squadra farci scomparire dal campo”.
“Grazie Avvocato, il merito non è solo mio”.
“Gli uomini modesti mi piacciono fino ad un certo punto”.
“Ma è la verità”.
“Certo, non va in campo lei ma se io non avessi strappato all’Inter Platini non avrei mai vinto tutto”.
“Platini è solo un tassello”.
“Platini ci ha profumato d’Europa, prima eravamo la squadra del dopolavoro”.
“Anche Trapattoni è stato importante”.
“Certo, certo. Senta Sacchi, la chiamavo per sapere se vuole incontrarsi di persona con Boniperti nei prossimi mesi”.
“Sì, perché no”.
“Non ho mai visto correre una squadra come la sua, sa”.
“Ci prepariamo molto”.
“Non è solo preparazione fisica, fanno tutto per un motivo che non è solo vincere le partite”.
“Lei ha ereditato tanti soldi, perché vuole farne sempre di più?”.
“Me lo dica lei”.
“Per un’idea. La sua idea non la conosco, la mia l’ho trasmessa ai calciatori”.
“Sono tutti allineati”.
“Tutti”.
“Complimenti”.
“Grazie, ma è merito anche della società”.
“Che dice Berlusconi di lei?”.
“Dice che sono il futuro”.
“E lei di Berlusconi?”.
“Sa di chi fidarsi”.
“Quali sono i suoi maestri?”.
“Ho anticipatori, non maestri”.
“Quali?”.
“Il calcio olandese e tedesco degli anni ’70”.
“E come l’ha studiato?”.
“Viaggiavo molto con mio padre, vendeva scarpe”.
“Quanto somiglia a suo padre?”.
“Tanto, anche lui pensava che le sue idee fossero vincenti”.
“E se un giorno diventassero obsolete?”.
“Avrò già cambiato le cose”.
“Sa quando è il momento?”.
“Sì, lo saprò”.
“Le piacerebbe allenare la Juventus?”.
“A tutti piacerebbe farlo”.
“E se le facessi una proposta?”.
“Di che tipo?”.
“Economica”.
“Non basta”.
“E che proposta vorrebbe?”.
“Un progetto. Berlusconi mi ha convinto perché mi ha parlato di una nuova identità, di una nuova storia”.
“La Juve è la storia”.
“Ci sono tante storie”.
“La Juve ha una sua identità, è della mia famiglia da sempre e io le ho dato un’anima ben precisa”.
“Oggi per vincere si deve cambiare”.
“Non le piace la mia idea di calcio?”.
“Mi piace tanto, ma sul campo le idee devono essere le mie”.
“Vuol dire che Berlusconi non si fa sentire?”.
“Certo, ma sulla panchina mi siedo io”.
“Vorrebbe una Juve che è di Sacchi?”.
“Il Milan è di Sacchi”.
“Ma anche di Berlusconi”.
“È un dare e avere, un patto tra di noi”.
“E cosa cambierebbe alla Juve di oggi?”.
“La spocchia”.
“In che senso?”.
“La spocchia nelle interviste. Domenica avete perso e sembrava che vi foste solamente sporcati un vestito. I miei quando perdono
piangono”.
“Alla Juve non si estremizza, non si fanno tragedie né si festeggia troppo. Siamo persone misurate”.
“Giusta la misurazione, ma a me servono persone che lottano per le idee, non per vincere una partita”.
“E tra gli uomini chi cambierebbe?”.
“Io posso far giocare tutti. Van Basten non segna e Mannari fa una doppietta, questo è il mio calcio”.
“Ma Van Basten ha fatto ammattire tutta la difesa”.
“Van Basten salta Favero perché Evani si è mosso nel momento giusto”.
“I campioni a lei non piacciono”.
“Li adoro perché per me sono tutti campioni”.
“Cioè tutti uguali”.
“Sì, tutti campioni appunto”.
“Van Basten non si lamenta?”.
“Perché dovrebbe?”.
“Viene trattato come gli altri”.
“Grazie agli altri guadagna molti soldi”.
“E le sue doti?”.
“Devono servire alla squadra”.
“Ma se venisse alla Juve a me cosa direbbe?”.
“Buongiorno Avvocato, sono a disposizione”.
“Sacchi la ringrazio per questa telefonata”.
“Ringrazio lei e le faccio di nuovo i miei più cari auguri”.
“Un giorno chissà, lavorerà per me”.
“Sì, magari lavoreremo insieme un giorno”.
“Arrivederci”.
“Salve”.
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Sacchi e Agnelli al telefono – Tratto da “Arrigo”
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Nato a Salerno (1980) è uno scrittore con il desiderio di portare la letteratura sportiva sugli scaffali migliori delle librerie. Ha scritto “L’Europa nel pallone. Stili, riti e tradizioni del calcio europeo”, “Una stella cometa. Biografia di Andrea Fortunato”, “Italia, 1982”. Con Edizioni inContropiede ha pubblicato "ARRIGO. La Storia, l’idea, il consenso, la fiamma". E' uno degli autori di "Le Olimpiadi del 1936", spettacolo teatrale portato in scena da Federico Buffa.