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QUANTE NAZIONALI SONO SUPERIORI ALLA SPAGNA, NONOSTANTE GLI ERRORI DIFENSIVI?

Il bellissimo 3-3 tra Portogallo e Spagna, al netto della straordinarietà di Cristiano Ronaldo, ha confermato la mia convinzione: i campioni del mondo del 2010 hanno tutto per vincere anche in Russia e chiudere il ciclo di una generazione semplicemente formidabile. Non sono mancati gli errori in quella partita, un misto di ingenuità e superficialità anche da parte di protagonisti di larga esperienza come Piquè, ma la ricchezza del gioco mostrata quando si è trattato di rimontare due volte – da 0-1 a 1-1, poi da 1-2 a 3-2 – la superiorità della Spagna è stata chiarissima. Ed ha ribadito un’altra realtà di questi anni: il Portogallo ha smarrito la bellezza del suo calcio ballato, preferendo la concretezza, che nessuno come Ronaldo incarna alla perfezione.

Nei lunghi periodi di supremazia della Roja, si è anche visto che rispetto al passato la presenza di un centravanti autentico, Diego Costa, ha aggiunto potenza ed efficacia in zona-gol. Dal falso nueve al vero nove, così la Spagna è addirittura migliorata. Anche perché le fonti migliori del gioco d’attacco, ovvero Iniesta, Isco e David Silva, sembrano assistite da una condizione generale più che decorosa. E la squadra ha la voglia motta di tornare sul tetto del mondo, anche a dispetto dell’incredibile siluramento di Lopetegui, il cui incarico è stato preso da Hierro, che sembra essere nato per il ruolo di commissario tecnico ed ha prima di tutto elogiato il lavoro del predecessore (imbattuto). “Sarebbe ridicolo cambiare in due giorni quel che è stato fatto in due anni”.

In attesa di altre verifiche, soprattutto delle sfide ad eliminazione diretta, mentre Messi – com’era prevedibile – rischia di essere soffocato dalla responsabilità di dover vincere con l’Argentina, la prima grande domanda del Mondiale 2018 è dunque questa: quante nazionali sono più forti della Spagna?

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Enzo D'Orsi

Enzo D'Orsi

classe 1953, ha seguito la Juventus per 21 stagioni per il Corriere dello Sport. Dal 1979 al 2000. Quattro Mondiali e cinque Europei da inviato. Più di 250 partite di coppe europee. Migliaia tra tutti i campionati. Ha lavorato anche a Paese Sera e Leggo, oltre ad una parentesi al settimanale Rigore. Simpatizza per il Manchester United dai tempi di Bobby Charlton, il suo primo idolo. Adora il calcio inglese, l'Umbria e Parigi. Sposato. Tre figli. Quattro nipoti. Si considera fortunatissimo: fin da bambino, voleva fare soltanto il giornalista.

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