GLI UNDICI GIORNI DEL TRAP – Enzo D’Orsi

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“Gli undici giorni del Trap” è il diario del periodo psicologicamente più combattuto del grande allenatore Giovanni Trapattoni. Il romanzo di Enzo D’Orsi si apre domenica 15 e si chiude mercoledì 25 maggio 1983: dall’ultima partita di campionato vinta contro il Genoa alla finale di Coppa dei Campioni perduta ad Atene contro l’Amburgo. È l’autopsia, mai realizzata prima, negli stati d’animo di un uomo solo di fronte alla sfida più attesa della storia della Juventus.

Trapattoni è preoccupato dalla partita che si avvicina perché coglie i piccoli e grandi errori dei suoi giocatori – che tutti considerano a ragione superiori agli avversari – molti dei quali si trascinano a dieci mesi di distanza le ruggini del Mondiale di Spagna, conquistato contro ogni previsione. Trapattoni sa ogni cosa anche dell’Amburgo e gli capita persino di immaginarsi al posto di Ernst Happel, alla guida di una squadra che gioca con l’ambizione di superare i propri limiti.

Medita soprattutto una mossa che all’esterno avrebbe l’effetto di una rivoluzione: escludere dalla formazione iniziale Rossi, il capocannoniere mondiale, il Pablito sfiorito, preferendogli Marocchino, un’ala, o anche Furino, il capitano storico, un mediano per puntellare il centrocampo e proteggere meglio la retroguardia. Tuttavia, quando si tratta di decidere, dopo aver ascoltato Boniperti e il suo fedelissimo vice Bizzotto, all’allenatore manca il coraggio della scelta più audace di tutte. Soltanto nell’ultima mezz’ora, Trapattoni cambia. Ma non basta. È l’undicesimo giorno, destinato a entrare per sempre nella memoria non solo di chi ama la Juve.

Prefazione di Roberto Beccantini

13 recensioni per GLI UNDICI GIORNI DEL TRAP – Enzo D’Orsi

  1. Mauro Bonci

    È una storia abbastanza interessante. Per esperienza in categorie minori, so che il ruolo dell’allenatore è il più difficile. Il libro ha un linguaggio calcistico, con particolari che aiutano a comprendere le dinamiche del mestiere. Al momento delle decisioni, un allenatore si sente sempre solo con la sua coscienza. Da tifoso bianconero, ricordo bene la finale di Atene. La peggiore di tutte. Qualcosa che può essere raccontata in tante maniere, ma non ha spiegazione. Non credo che nemmeno Trapattoni l’abbia trovata.

  2. Juventino

    Gran libro (per juventini e non)

  3. Antonio Mombasilio

    Da buon juventino, posseggo tutti i libri sulla squadra che amo. Anche libri stranieri. Questo – regalatomi da un amico pochi giorni fa – l’ho letto in un paio d’ora, è diverso dagli altri, perché mette al centro l’allenatore, tra l’altro il mio preferito, Trapattoni, e non la gestione manageriale di Boniperti o la bravura dei grandi campioni che abbiamo avuto. Per chi ha una certa età, rivivere le emozioni di quella Coppa e la delusione per la finale perduta è come tornare indietro nel tempo. E’ una cosa che abbiamo vissuto e merita di essere ricordata. In poche parole, è un buon libro, non certo impegnativo, si può leggere anche in treno.

  4. Chiara

    Mi piace lo stile del libro entra in prima persona nei sentimenti di un personaggio talmente noto da essese considerato lontano dal sentire comune e invece….il calcio c’è e non c’è , per me è quasi un pretesto.
    A me è piaciuto e consiglio di leggerlo

  5. W L’INTER

    GRAZIE FELIX FOREVER

  6. Lodovico

    Libricino interessante, racconta con originalità e linguaggio calcistico le insicurezze di un grande allenatore come Trapattoni. Anche se non ho vissuto in prima persona gli eventi narrati nel libro mi ha ispirato a rivedere la partita che ha dato inizio alla “maledizione champions” per la Juventus. Consigliato.

  7. Francesco

    Libro vivace, frizzante, che appassiona raccontando il dramma sportivo vissuto in prima persona dal “fortunatissimo allenatore della Juventus”. L’autore, testimone diretto dei fatti dell’epoca, ci regala un insieme di retroscena e di sentimenti del Trap uomo oltre che allenatore.

  8. Pier Filippo

    Un libro che si legge in un paio d’ore. Una finale di coppa vista dalla parte del tecnico favorito che poi perde. Di solito è più interessante lo sfavorito che vince sovvertendo il pronostico… Da juventino, è stata la prima finale che ho visto in tv da ragazzo, in questo libro ho scoperto cose che non conoscevo.

  9. Alberto M.

    Ritengo che sia un libro da leggere. E’ il calcio di quasi mezzo secolo fa, quando la maggior parte delle squadre giocava all’italiana come il Trap. Eravamo preoccupati dagli avversari, ci importa poco fare gioco, volevamo vincere sfruttando di destrezza le poche occasioni. Non penso che in Coppa dei Campioni la Juventus sia vittima di una maledizione, in quasi tutte le finale ha incontrato squadre molto forti, più sicure dei propri mezzi. La differenza è lì, anche se è giusto dire – come fa Tardelli nel libro – che nelle ultime stagioni di fronte alle spagnole c’era ben poco da fare. Ho apprezzato i dialoghi tra il Trap, i giocatori, i dirigenti, i giornalisti, li ho trovati realistici.

  10. Attilio Di Martino

    Da juventino, mi sono arrabbiato ripercorrendo la vigilia della finale di Atene. Questo libro denuncia una serie di errori che vanno messi in conto a Trapattoni e alla società: il ritiro in Grecia in un posto di gran lusso, la partecipazione di un giocatore importante come Boniek ad una partita ufficiale tre giorni prima con la nazionale polacca, il non aver valutato bene le condizioni di forma di alcuni giocatori, e altri ancora. La verità è che non si perde mai per caso. La sconfitta ce la siamo voluta!

  11. Emanuele Persico

    Dopo aver letto di gran corsa il libro, che ho acquistato on line, ho capito che mettere in discussione un allenatore come Allegri non ha senso. Quella di Atene è stata per noi juventini un’imiliazione, non siamo stati capaci di rimontare un gol subito all’inizio, abbiamo giocato male. Allegri ha perso due finali, ma contro il Barcellona e il Real al meglio, lottando per un’ora, arrandendosi solo negli ultimi minuti. Atene è stata un black out totale. Sul piano umano, Trapattoni merita rispetto. Ma per la gestione dei campioni e per il gioco, per carità…

  12. Fabrizio, Torino

    Ho letto il libro perché mi aveva incuriosito il paragone con “Il maledetto United”. Beh, c’è ben poco in comune. La bravura di uno scrittore come David Peace racconta l’esperienza di un manager come Clough in un club che egli odiava, cioè il Leeds United. Qui, la storia è circoscritta ad una sola partita, per quanto importante come la finale di Coppa Campioni. Insomma, il confronto non regge, anche se qui e là si scoprono piccole cose che tentano di far capire ai lettori perché la Juventus perse da favorita ad Atene. Il romanzo di Peace è comunque inarrivabile.

  13. Gianni Feliziani

    Sono un appassionato di storie di sport. Questo libro mi è piaciuto, perché fa vivere l’attesa di una grande partita dal punto di vista di chi deve prepararla sul piano tecnico, tattico e mentale. E’ un libro che si legge tutto d’un fiato, anche se non è un thriller. Ho letto che è in arrivo un altro libro, il cui potagonista è il grandissimo Garrincha, il cui titolo “Garincia” sembra in romanesco. Di che cosa si tratta? Non vedo l’ora di poterlo leggere. Grazie se mi darete qualche anticipazione.

    • Redazione

      Redazione

      ancora una settimana e potrai conoscere tutti i dettagli. ciao!

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