“Rimarrò al Manchester City per le prossime tre stagioni (fino al 2019) o forse anche più, ma comunque si sta avvicinando la fine della mia carriera da allenatore, ne sono certo. Non starò in panchina fino a 60 o 65 anni. Sento che la fase che porta all’addio è iniziata”.
Sono preoccupanti le dichiarazioni di alcune settimane fa di Pep Guardiola. Preoccupanti per chi ama il calcio e anche per gli addetti ai lavori che lo studiano.
Ad ogni modo, questa è la riprova che il modello Barcellona è stato il frutto di un lavoro certosino durato anni. Solo chi viene formato lungamente e duramente su quei principi può giocare quel tipo di calcio senza paura. Pep ora sta vivendo la frustrazione di non poter trasmettere concetti che sono indissolubilmente legati alla formazione a lungo termine di un giocatore.
Secondo me è una questione di equilibri... lui oggi attacca molto bene ma quando perde palla non c’è la reattività e l’organizzazione del suo Barca. Questo lascia sempre in mare aperto i difensori che con la palla giocabile fanno fatica a gestire spazi ampi.
Guardiola però è un grande e come tutti i grandi potrebbe tornare a stupirci ancora una volta.
Alfredo Sebastiani
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