Pioggia di critiche addosso a Max Allegri, vincitore degli ultimi due scudetti, finalista della Champions League 2014-15, gestore di campioni anche in mezzo alle bufere più scatenate. Pioggia di critiche per voler utilizzare Higuain in maniera da non inflazionarlo e per avere reinventato il ruolo di Pjanic, da lui visto come regista qualitativo (ai tempi del Milan veniva invece criticato perché schierava in quella posizione il fabbro De Jong).
Ma Allegri non gioca per perdere e ha sotto gli occhi la squadra ogni minuto della settimana e non è possibile che dopo avere avuto addosso per anni l’etichetta di “gestore”, adesso non sappia più gestire. La realtà è che se si vogliono sfruttare le fasce, Mandzukic è un terminale più adatto di Higuain. Ovviamente Higuain in generale è nettamente più forte. E allora, proprio perché Allegri non gioca per perdere, è logico pensare che prima di rendere il Pipita “titolarissimo” come era nel Napoli, voglia perfezionare qualche meccanismo per valorizzare il suo patrimonio. Non sarà certo la sconfitta di San Siro a cambiare tutto.
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PallaInTribuna #4 Allegri non gioca per perdere (Enzo Palladini)
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Nato a Milano nel 1965, lavora dal 2002 a Premium Sport (ex Sport Mediaset) dopo tredici anni al Corriere dello Sport-Stadio. Numerose le sue pubblicazioni, tra le quali, nel 2010, il libro “Paura del buio – Biografia non autorizzata di Ronaldo”. Nel 2015 ha pubblicato per Edizioni inContropiede “Scusa se lo chiamo futebòl”, incredibili storie e ritratti di campioni brasiliani poco conosciuti. Sempre con questa casa editrice ha pubblicato nel 2016 “L’anno delle volpi”.