Quando è sbarcato a Milano, Frank de Boer ha azzardato: ci vorranno quattro mesi per vedere i frutti del mio lavoro. L’hanno sfondato. Nella successiva conferenza stampa ha parlato più ottimisticamente di un mese. Nel frattempo il mese è passato e se il risultato è quello che si è visto contro l’Hapoel Beer Sheva era meglio stare zitti. Bisogna solo capire cosa si vuole dalla vita. De Boer ha fatto giocare bene e vincere l’Ajax, ma l’Ajax gioca bene e vince da un secolo. Per un motivo abbastanza semplice: raccoglie ragazzini bravi in giro per l’Europa e insegna a 6 anni quello che poi dovrà essere applicato a 20. Altro è cercare di mettere insieme una squadra costruita, distrutta e ricostruita da Mancini con qualche residuo della squadra costruita in precedenza da Mazzarri. Non ci si deve stupire vedendo l’Inter che stenta, ma stupirsi che qualcuno si stupisca. Per fare un Ajax ci vuole l’Ajax, nel senso che occorre alle spalle una struttura collaudata ed efficiente. Poi si può anche pensare di fare una buona Inter, o meglio ci si poteva pensare in estate andando a rattoppare i settori già lacunosi con Mancini anziché acquistare di pancia dove magari c’era già abbondanza.

Enzo Palladini

2 risposte su “PallaInTribuna #3 Per fare un Ajax ci vuole l’Ajax (Enzo Palladini)”
[…] una stagione. L’Inter si trova a un bivio imbarazzante per molti motivi. Vorrebbe rimandare De Boer in Olanda (probabilmente lo farà) ma deve scegliere tra una rosa di candidati così eterogenea che più […]
[…] di buona Inter nelle ultime partite andando a leggere bene) gli viene imputata una metodologia di lavoro non adeguata al calcio italiano. Per giudicare ovviamente bisognerebbe conoscere la metodologia nei […]