Se il Brasile fa il Brasile sono guai. Se n’è accorta la vivace Colombia, che in tutto il primo tempo ieri ne ha insidiato la supremazia soltanto con un tiro di Cuadrado a fil di palo: si è distratta una volta, dopo 6 minuti, e non ha avuto scampo. Non è giusto? Forse. Ma questa squadra brasiliana, inferiore quanto a classe pura rispetto a tante altre ammirate negli anni, se vuole sa proporre un gioco d’attacco ad una velocità mai vista prima (non si usava, ai tempi di Pelè). Ora però dovrà fare a meno del suo genietto Neymar, cui i colombiani, a forza di calcioni, hanno causato una frattura. Risultato ovvio di un criterio arbitrale che punisce falli veniali e tollera la violenza dimenticando l’uso dei cartellini gialli e rossi. Non è giusto però! Scusate se mi sono fatto prendere dalla sindrome di Calimero, ma dopo tre settimane di cartoni animati era inevitabile.
Sono rientrato da Nizza soprattutto perché dovevo restituire i nipotini ai loro genitori e poi perché era in stampa il mio romanzo “Il calciatore stanco” e dovevo rendermi disponibile per le presentazioni. A Milano scopro, non avendo Sky, di non poter vedere Francia-Germania. Non sarà giusto, ma è un fatto che, mentre a Nizza ogni bar o ristorante aveva uno schermo gigante per chi volesse seguire le partite, nella mia zona quasi centrale il Mondiale interessa poco. Mi dicono che non è giusto nemmeno quel che è accaduto a Rio. Noi perdiamo avendo abiurato le nostre tradizioni e quei copioni dei tedeschi con difesa e contropiede fanno un gol e buttano fuori i francesi. Oltre ai miracoli del portiere, dicevamo, ci voleva il risveglio di Oezil e Mueller. Ebbene, Neuer ha fatto il suo, ma i miracoli veri sono stati di un difensore, Hummels, che ha segnato al 13’ il gol dell’1-0 e ne ha sventati due. E i francesi a far bel gioco invano.
Gino Franchetti
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