C’è un gran vento in Costa Azzurra, ma le bandiere bianche, rosse e blu sventolano a fatica. Quei coraggiosi ecuadoriani, ridotti in dieci nell’intero secondo tempo per un’espulsione pure discutibile, hanno creato non pochi grattacapi a una Francia già qualificata e, per conseguenza, alla Svizzera vittoriosa 3-0 sull’Honduras, cui una sconfitta dei francesi sarebbe costata l’eliminazione. Discussioni a non finire, poi, per una gomitata francese a un difensore ecuadoriano. Sanzionare! Squalificare! Vergogna! Be’, io vorrei ora domandare a Michel Platini, ai dirigenti del calcio mondiale e in modo particolare agli arbitri in attività e a quelli passati alla critica sportiva se sia cambiato a mia insaputa il regolamento.
Non mi risulta che il calcio, portieri a parte, si giochi con le mani. Già non è facile trovare spazi in un’area di rigore affollata, ma quando si viene stretti in un tenace abbraccio da un difensore avversario ammetterete che cercare la palla diventa impossibile. Se poi il fatto di volerti sciogliere dall’abbraccio comporta un processo contro di te, tanto vale restare a metà campo, come hanno fatto per tre partite gli attaccanti azzurri. Con tanti saluti a tutti gli accorgimenti messi in atto anno per anno per avere partite con un maggior numero di gol. Insomma, giocare in attacco in queste condizioni significa avere la vocazione al martirio, se gli arbitri stanno a guardare invece che assegnare calci di rigore. Già è andata bene che non si sia esagerato nell’incolpare l’arbitro (un Moreno, ancora!) per la nostra eliminazione: almeno due abbracci di Chiellini e uno di Bonucci erano da rigore.
P.S. – Naturalmente un difensore fa tutto quel che gli è consentito fare. Tornando alla mia squadra Gazzetta degli Anni 90, una volta misi in campo un giovane collega con il solo compito di non far tirare in porta Perego, temuto centravanti del CorSera. Il quale alla fine mi disse: “Bravino questo ragazzo. Ma… quante braccia aveva?”.
Gino Franchetti
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