Questa volta c’era la scusante del caldo. E la nostra Nazionale immobile, soprattutto quando… Immobile non c’è, ha potuto ripeterci l’abituale ninnananna, riuscendo a poco a poco a sopire gli arrembanti assalti inglesi. Ma ho un dubbio: sarà vilipendio alla Patria se dico che questo gioco prandelliano non mi piace? Per quel che ne so nel calcio vince chi segna più gol e di solito per fare gol bisogna costruire manovre che portino al tiro. Ebbene, contro gli inglesi il primo tiro in porta azzurro è venuto al 18’, non un’eternità ma nemmeno poco.
Gino Franchetti in redazione alla Gazzetta
Il tiki-taka spagnolo, che è poi il nostro vecchio sbertucciato titic e titoc, è stato distrutto dall’Olanda: è il caso che ad insistere siamo noi? Chiellini laterale a sinistra è stato a lungo molto vulnerabile, così come Paletta al centro. E’ grazie al sacrificio di tutta la squadra (Verratti a difendere accanto a De Rossi!) se tanti passaggi indietro o in orizzontale non sono diventati preziosi assist per gli avversari. L’immediato pareggio inglese dopo la bella e fortunata conclusione a rete di Marchisio ci ha dato la scossa e alla fine possiamo dire di aver meritato, con all’attivo, oltre al 2-1 di Balotelli (a lungo ignorato), un palo di Candreva e una traversa di Pirlo. Noi italiani abbiamo l’attendismo nel Dna, sin dai tempi degli Orazi e Curiazi (il superstite che scappa e aspetta che ad uno ad uno gli arrivino a portata di spada gli avversari) e di Fabio Massimo il temporeggiatore, senza contare l’abitudine ad entrare in guerra un anno dopo gli altri, nel 1915 e nel ‘40. “Squadra femmina”, diceva Brera. E Bearzot: “Abbiamo bisogno di essere offesi e bastonati per tirar fuori orgoglio, combattività, eroismo”. Se va così sino alla fine, tutto OK.
Gino Franchetti
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