C’è una tv sempre accesa su un programma sportivo, un divano, un’asse da stiro, un tavolo, un fornello. Clara Degetto e il marito Severino Civiero si sono creati un loro angolo domestico all’interno dello Stadio Tombolato. Sono due dei tre magazzinieri del Cittadella e questa è diventata la loro seconda casa: passano più ore qui che non nella prima, quella ufficiale a pochi chilometri dall’impianto. In questa stanzetta, piena di ritagli di giornali sulle pareti a mo’ di museo della squadra, si riuniscono i pezzi grossi della società dopo i match casalinghi. Severino taglia il salame e apre un paio di bottiglie, Clara prepara le tartine e mette su il caffè. Si smaltiscono le delusioni dopo le gare finite malamente e si vorrebbe spaccare tutto o si festeggiano con spensieratezza le vittorie. Non mancano mai all’appuntamento il presidente Andrea Gabrielli con tutta la famiglia e il direttore generale Stefano Marchetti. Spesso tra queste mura vengono prese decisioni importanti e si discute tra un bicchiere e un paninetto del futuro societario. Ma se da Clara Degetto volete sentire qualche indiscrezione avete sbagliato tutto. I magazzinieri devono essere come i preti, qualsiasi cosa conoscano, ne mantengono il segreto confessionale. È un patto fiduciario, una legge non scritta alla quale non si trasgredisce.
Una donna che lavoro nell’ambiente calcistico. Come si trova?
Lavoro per il Cittadella da più di quaranta anni, quando ho iniziato si giocava ancora al campo del Patronato. Per me è come essere in famiglia, non solo perché a darmi una mano c’è mio marito e mia figlia (da quando abbiamo un campo sintetico il lavoro è aumentato), ma è tutto l’ambiente ad essere amichevole. Il merito è della società, poi tutto si riflette nei dipendenti, giocatori inclusi. Mi sento a casa, sennò non starei qui sette giorni su sette dalla mattina alla sera. Avendo figli grandi e sposati, io e Severino possiamo permettercelo. Uno tra di noi due deve essere sempre presente, noi preferiamo rimanere entrambi.
La passione per il calcio ce l’ha da sempre?
No, no. Io odiavo il pallone. Mentre mio marito ce l’ha sempre avuto nel sangue. Però una volta entrata nel Cittadella, eravamo tra i dilettanti, sono diventata la prima tifosa della squadra. Davvero, oggi ho una passione incredibile per questi colori. È capitato anche all’attuale presidente Andrea, mai avrei pensato che si legasse così, e invece…
Un altro che sembra avere un rapporto così forte con questa squadra è il direttore generale.
Marchetti… Stefano ama il Cittadella: a volte mi dà l’impressione che si distrugga per questo lavoro. Ha rifiutato incarichi in società più prestigiose per rimanere. Credo dipenda dal rapporto che aveva instaurato con il presidentissimo Angelo Gabrielli. Stefano dice sempre che grazie al presidente è diventato un uomo, e che da lui ha imparato tanto. Per lui è stato un secondo padre.
I calciatori come sono?
Qui sono tutti ragazzi bravissimi, in tanti anni ne sono capitati due-tre non proprio educati, non di più. Con alcuni si instaura un rapporto particolare. Oggi ha una camera adiacente allo stadio Christian Kouame, spesso passa da noi e gli diamo acqua, frutta o quello di cui ha bisogno. È un ragazzo d’oro.
E quelli del passato?
Beh, Coralli. Ora è alla Reggina, ma ancora ci sentiamo per telefono. Lui è simpatico, socievole. Si fermava sempre qui da noi a fare due chiacchiere dopo l’allenamento.
Gabbiadini?
È tornato con la Nazionale e ci ha regalato la maglietta. Era giovanissimo quand’era qui da noi, meno esuberante di Coralli, più timido. Ma abbiamo un bellissimo ricordo di lui.
Come è cambiato il lavoro in tutti questi anni?
È migliorato. Oggi abbiamo due lavatrici industriali e due asciugatrici. Fanno tutto loro, a me sinceramente non sembra nemmeno di lavorare.
Redazione
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