Avete mai visto un filmato sugli allenamenti delle giovanili del Torino tra gli anni 60 e 70? Tutti i giocatori rigorosamente in divisa nera attillata, disposti in righe allineate alla militare, eseguono esercizi individuali di tecnica sul posto. “Gli esercizi tecnici sono come i vocalizzi per i cantanti, vanno ripetuti ogni giorno”, sottolinea l’allenatore. Poi ecco partire la “locomotiva”.
All’ala per liberarsi in velocità del difensore ed andare al cross dal fondo, veniva infatti insegnato questo gesto micidiale, chiamato appunto come il vecchio convoglio a vapore. A muovere la locomotiva, quella vera, c’erano delle ruote grandi con dei bracci oscillanti che disegnavano nell’aria un’orbita circolare, simile al ritmo incessante delle pagaie che affondano nei fiumi. Ed è su questo movimento che dobbiamo concentrarci.
L’ala granata si involava sulla fascia, affrontata internamente dal terzino che gli chiudeva lo spazio per il cross. A quel punto l’attaccante fintava un colpo di tacco di arresto, portando il piede davanti alla palla. Ma subito tornava dietro la sfera, per portarsela di nuovo avanti con un’accelerazione. Il difensore abboccava e rimaneva sul posto.
Visto lateralmente il movimento è identico al braccio propulsore della ruotona della locomotiva. Da qui il nome. Oggi questo gesto tecnico viene effettuato molto raramente ed è noto come “ondina”.
Alfredo Sebastiani
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