11 MONDIALI
SVEZIA 1958
La prima partecipazione dell’Urss ai mondiali fu sfortunata. Una nazionale forte di carattere e piena di talenti perse quattro giocatori chiave proprio alla vigilia. Eduard Streltsov, Boris Tatushin e Mikhail Ogonkov furono squalificati dalla Federazione sovietica per pesanti motivi extracalcistici, e la più grande stella sovietica dell’epoca Strelstov fini addirittura in prigione. Senza quei tre giocatori e senza l’infortunato Igor Netto l’Urss del ct Gavriil Kachalin e del portiere Lev Jashin riuscì comunque ad arrivare ai quarti di finale, dove uscì contro i padroni di casa guidati da Kurt Hamrin e Nils Liedholm
CILE 1962
Con lo stesso Gavriil Kachalin in panchina e con Lev Jashin in porta l’Urss, già campione d’Europa 1960, lasciò alle spalle il girone con la Jugoslavia, la Colombia e l’Uruguay, ma si fermò di nuovo ai quarti di finale, e anche stavolta sconfitta dai padroni di casa. Nella partita che sulla carta vedeva favoriti i sovietici sul Cile, l’Urss subì, come quattro anni prima, due gol segnandone stavolta uno, ma inutile. La stampa sovietica, ingiustamente, diede tutta la colpa al mitico Jashin, talmente dispiaciuto per questo fatto che a fine torneo voleva smettere con il calcio giocato. Per fortuna non lo fece e vinse il Pallone d’oro 1963, entrando nella storia come uno dei più forti portieri del calcio mondiale
INGHILTERRA 1966
Il mondiale in Inghilterra arriva a due anni dalla finale dell’Euro 1964 persa contro la Spagna del generale Franco e costata il posto, per motivi interni politici, a Konstantin Beskov. La miglior prestazione sovietica a mondiali coincide con la storica disfatta dell’Italia. Mentre l’Urss di Nikolay Morozov (1-0 contro l’Italia) passa il girone, l’Italia incassa una delle sconfitte più pesanti nella sua storia, con la Corea. L’Urss vince 2-1 nei quarti di finale contro l’Ungheria e per la prima e l’unica volta accede alla semifinale. La semifinale arbitrata dall’italiano Lo Bello, parecchio criticato dai sovietici, vede prevalere per 2-1 la Germania dell’Ovest di Franz Beckenbauer favorita dall’espulsione dello stellare attaccante Igor Cislenko. L’altro mito del calcio mondiale, Eusebio, non permette all’URSS di arrivare terza, 2-1 per il Portogallo. Il portiere Jashin diventa un vero mito per le sue prestazioni da Ragno Nero
MESSICO 1970
In panchina c’è Gavriil Kachalin. Il mitico Lev Jashin torna nella rosa, ma solo come riserva, non a caso chiude la sua carriera agonistica, nelle file della Dinamo Mosca, il 30 agosto del 1970, salvo poi tornare in campo una volta sola nel 1971 per la sua famosa gara d’addio. L’Urss passa come abitudine il primo turno e si ferma, come da tradizione, nei quarti di finale. Sulla carta sembra favorita sull’Uruguay, ma il gol di Byshovets viene annullato per fuorigioco, mentre la rete fatale dei sudamericani nasce a due minuti dalla fine del secondo tempo supplementare, con la difesa sovietica colpevolmente ferma in attesa del fischio (mai arrivato) per l’infrazione di gioco. Per decenni quella rete convalidata dall’arbitro olandese Van Ravens veniva considerata in Urss come suo errore madornale (prima dell’assist decisivo la palla sembrava uscita completamente dal campo), ma alcune immagini tv ricostruite recentemente danno ragione all’arbitro
SPAGNA 1982
L’Urss torna al mondiale a distanza di 12 anni dalla partecipazione precedente, quella del gol beffa preso dall’Uruguay. Il ct ufficiale è Konstantin Beskov, ma in realtà sono in tre a guidare la squadra, oltre a Beskov anche Valery Lobanovsky e Nodar Akhalkazi. Questa assurda decisione della Federcalcio sovietica non porta alla gloria, anche se l’Urss, con fuoriclasse come Rinat Dasaev in porta e Oleg Blokhin (Pallone d’Oro 1975) in attacco, arriva ad un passo dalla semifinale. Superato il primo turno, si ritrova con il Belgio e la Polonia al mini-girone della seconda fase. Superato di misura il Belgio, l’Urss non va oltre lo 0-0 contro la Polonia di Boniek (ai polacchi basta il pareggio) ed esce per la peggiore differenza reti
MESSICO 1986
Sono anni di gloria per la Dinamo Kiev del colonnello Lobanovskiy. Proprio nel 1986 la Dinamo vince la Coppa delle Coppe, e l’Urss di Lobanovsky è la Dinamo “travestita”, con Rinat Dasaev dello Spartak Mosca in aiuto. Un sonoro 6-0 all’Ungheria, un bel 1-1 contro la Francia di Michel Platini in un girone dove la Nuova Zelanda fa da comparsa, sono segnali incoraggianti. Ma l’Urss di Sasha Zavarov e di Serghey Alejnikov (futuri compagni di squadra, anche se per poco, alla Juve) si ferma sul più bello. L’ottavo di finale contro il Belgio sembra presagire la vittoria, ma arriva la sconfitta nei tempi supplementari. Anche qui ci sarebbero alcune decisioni arbitrali sfavorevoli all’Urss. La tripletta di Igor Belanov non basta, finisce 4-3 per il Belgio, mentre l’attaccante si consola con il Pallone d’Oro
ITALIA 1990
L’Urss arriva al mondiale in Italia dopo l’oro di Seul alle Olimpiadi 1988 (in panchina c’era Anatoly Byshovets) e la finale persa contro l’Olanda di Van Basten e Gullit a Euro 1988 (memorabile, per l’URSS, la vittoria contro l’Italia in semifinale). Il mondiale 1990 è il capolinea per il colonnello Lobanosvky, il quale, deluso dal risultato ed incalzato dai venti di cambiamento, lascia la nazionale. Per la prima e unica volta nella storia l’Urss non passa il girone, a nulla serve il 4-0 contro il Camerun dopo le due sconfitte contro Argentina e Romania. L’odissea ai mondiali finisce proprio qui, e un anno e mezzo dalle cartine geografiche sparisce anche la sigla Urss
USA 1994
Il primo Mondiale per la Russia (e cioè il primo torneo internazionale in assoluto per il dopo URSS con questo nome) parte con uno scandalo senza precedenti. Un nutrito gruppo di giocatori, mal consigliati dalle persone tuttora mai uscite pubblicamente allo scoperto, firma la “Lettera dei 14” contro il ct Pavel Sadyrin. La metà dei 14 giocatori poi ritrattano e vanno al Mondiali in Usa, il ct Sadyrin rimane lo stesso in sella, ma lo spogliatoio viene spaccato in modo irrimediabile. La Russia impara male dall’URSS in salsa italiana e non passa il turno. La sconfitta contro il Brasile futuro campione del mondo ci può stare, la sconfitta contro la Svezia e’ frutto delle vicissitudini premondiali. L’unica nota positiva è Oleg Salenko, il primo calciatore nella storia dei Mondiali a segnare 5 gol in una partita (nel 6-0 al Cameroon) che diventa capocannoniere del torneo con 6 gol alla pari con il bulgaro Stoichkov.
COREA/GIAPPONE 2002
Saltando il Mondiale 1998 per colpa dello spareggio perso contro l’Italia, la Russia di Oleg Romantsev parte bene nel suo girone che non sembrerebbe tanto ostile: Yegor Titov e Valery Karpin (su rigore) piegano la Tunisia. Ma poi arriva un vero blackout. Con tutto il rispetto verso il Giappone padrone di casa, la Russia non si immagina di poter perdere , invece incassa, a Yokogama, la sconfitta di misura. L’effetto è talmente pesante che nella lontana Mosca scoppiano violenti tafferugli (mai visti prima per causa calcistica) in pieno centro. Contro il Belgio, all’ultima partita del girone, ci vuole solo la vittoria, ma arriva la sconfitta per 3-2. Cosi il Mondiale finisce presto per la Russia, ed Oleg Romantsev, con la sua gestione e le sue scelte di formazione discutibili, viene indicato come il principale colpevole della missione deludente. Non a caso il suo lungo rapporto da ct con la Nazionale (1994-1996, 1998-2002) finisce qui
BRASILE 2014
La Russia torna al mondiale grazie a Fabio Capello che prende in mano la nazionale il 26 Luglio 2012. Nella qualificazioni arriva prima nel suo girone, davanti al Portogallo di Cristiano Ronaldo. Le premesse per passare il turno al mondiale sembrano buone visto che gli avversari si chiamano Sud Corea, Belgio, Algeria. Niente da fare. Nel periodo postsovietico il passaggio del turno è un tabù. 1-1 con Sud Corea, 0-1 contro il Belgio, 1-1 con l’Algeria, e si torna a casa. A cinque mesi dal mondiale 2014 il contratto con Capello veniva rinnovato troppo precipitosamente, dopo la delusione in Brasile, la Russia stecca anche nelle qualificazioni europee. Nascono e crescono vari problemi nei rapporti fra la Federcalcio e Capello, così Don Fabio lascia la Russia a metà luglio 2015 con una liquidazione da record
RUSSIA 2018
Il ct si chiama Stanislav Chercesov, l’ex portiere dello Spartak Mosca e della nazionale, un personaggio tosto e carismatico, con diverse esperienze in panchina fra i vari club, in Russia, Austria e Polonia. Con una rosa molto lontana dai tempi migliori, la squadra nel 2017 non è riuscita a superare il primo turno alla Confederations Cup
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Redazione
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