Oscar Buonamano è giornalista e direttore editoriale di Carsa edizioni. Tiene un blog “Culture Metropolitane” sul sito dell’Espresso ed è autore e conduttore della trasmissione tv “Calcio Totale”.
Per il nostro libro “Rivera Rivera Rivera Rivera” (di Em Bycicleta) ha scritto il racconto “Numero 1 e numero 10 d’Italia”
Quanto manca l’Olanda in questo Europeo a un giornalista che conduce una trasmissione TV che si chiama Calcio totale?
L’Olanda, quella vera, quella del “Calcio Totale”, manca a tutti gli appassionati di calcio. Quella modesta degli ultimi anni non manca a nessuno, credo. L’Olanda che a partire dall’inizio degli anni Settanta e per tutto il decennio successivo incantò il mondo è stata, dal mio punto di vista, la squadra più forte che sia mai scesa in campo. Rinus Michels, l’allenatore che inventò quel gioco e mise insieme gli uomini giusti per interpretarlo, ha segnato uno spartiacque nel mondo del calcio. Esiste un prima e un dopo l’Olanda di Michels e Cruijff.
Jongbloed, Suurbier, Rijsbergen, Haan, Krol, Jansen, Neeskens, Van Hanegem, Rep, Cruijff, Resenbrink. Una squadra di fenomeni, capeggiata dal più forte calciatore europeo di tutti i tempi.
Ognuno sapeva fare tutto. Attaccare, difendere, giocare senza palla, attuare la tattica del fuorigioco, giocare con palla corta e palla lunga. Uno spettacolo indimenticabile. Una squadra che non vinse nemmeno un titolo ma che rimarrà nella memoria collettiva come la squadra più forte di sempre, comunque una squadra inimitabile. Peccato per le nuove generazioni che sono nate al tempo del Tiki Taka e del calcetto.
Il tuo Europeo è quello del 1988?
L’Olanda del 1988, quella di Gullit, Van Basten e Rijkaard era una bella squadra che giocava un buon calcio, ma non era l’Olanda di Cruijff. Ciò che univa le due squadre era Rinus Michels che, finalmente, con i “tulipani” del Milan vinse il titolo europeo, una sorta di risarcimento per ciò che non era riuscito a vincere nel decennio d’oro del calcio olandese. Di quel campionato europeo restano belle immagini impresse nella memoria. La gioia dell’allenatore innanzitutto e il gol stratosferico di Van Basten in finale.
Fino a questo momento qual è la squadra che ti ha entusiasmato maggiormente?
Fino ad oggi, questo campionato, è stato molto modesto. Non c’è nessuna squadra che si avvicina, nemmeno lontanamente, a quei mostri sacri degli anni Settanta. Non mi è piaciuta nessuna squadra. Mi aspettavo di più da tutte le squadre, così come da tanti protagonisti in pectore. L’unico che mi ha entusiasmato è il capitano del Napoli, Marek Hamsik. Un giocatore straordinario che spero riesca a vincere, con Lorenzo Insigne, lo scudetto a Napoli. La sua Slovacchia potrebbe essere la sorpresa di questo torneo, ma è più un auspicio che un pronostico.
Cosa ti aspetti oggi da Italia-Svezia?
Si gioca Italia-Svezia, la partita che potrebbe qualificare gli azzurri di Antonio Conte per il turno successivo, una partita che giunge al momento giusto per la squadra italiana. Dopo l’esordio positivo, con vittoria contro il Belgio, Buffon e compagni hanno la possibilità di infliggere una sconfitta alla squadra capitanata da Ibrahimović che potrebbe significare per i gialli di Svezia il ritorno anticipato a casa. Sarebbe una buona cosa, soprattutto se ripensiamo al “biscotto” che Svezia e Danimarca rifilarono all’Italia nell’Europeo del 2004 in Portogallo. Una partita che rappresenta ancora oggi una pagina vergognosa per il calcio. Mi auguro che l’Italia esca dunque vittoriosa da questa sfida e che il gol della vittoria lo realizzi il calciatore italiano più forte, Lorenzo Insigne.

Redazione

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