È esistito un tempo in cui i giocatori si prestavano a tutto, persino a farsi prendere per i fondelli. (E non venivano pagati come oggi). Quello nella foto è Chris Waddle. Per chi non ne ha memoria: un grandissimo. Matto, però. E inglese: il che non aiuta. Ruolo: ala. Piede: mancino. Stazza: da gigante. Andatura: caracollante. Capigliatura: lasciamo perdere (sembrava uno degli Spandau Ballet ostaggio di un barbiere schizofrenico). Vizio: dribblare. Quanto? Fino allo sfinimento. Per il gusto di farlo.
Quando partiva in contropiede sembrava un gabbiano che dal bagnasciuga si alza in volo, verso il mare che ha davanti. Waddle ha cavalcato gli ’80 e i ’90 con un’anarchia che oggi è difficilmente riscontrabile nei suoi colleghi. Qui lo vediamo nel suo periodo migliore: primi anni ’90, vestiva la maglia del Marsiglia. Arrivava dal Tottenham, poi andò allo Sheffield. In Francia vinse tre campionati in tre anni, perse una finale di Coppa dei Campioni ai rigori, contro la Stella Rossa, molto incantò.
Nella foto il buon Waddle ha lo sguardo annacquato, l’occhio brillo, la dentatura improbabile, il capello corto davanti e ricciolino sulle spalle. Indossa la Francia, nel senso che è un’accozzaglia di luoghi comuni. Il basco, il bicchiere di vino, le baguette, la maglietta a striscette orizzontali. Forse sta posando per qualche sponsor. O forse ha perso una scommessa e l’hanno conciato così, come un cretino. Ci si aspetta che da un momento all’altro intoni la Marsigliese. Non è affatto detto che non l’abbia fatto.
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Album90 #3 Waddle indossa la Francia per un panino e un bicchiere (Furio Zara)
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Giornalista e scrittore. Lavora al Corriere dello Sport dal 2000. Ha vinto il premio giornalistico Coni-Ussi Under 35 nel 2004, il premio Beppe Viola nel 2006 e il premio Piero Dardanello nel 2007, come miglior giornalista sportivo. È noto per aver scritto diversi libri sul calcio, tra cui “Bidoni”, che ha aperto un vero e proprio genere in ambito calcistico-letterario.